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Ottorino Garosio-La mia vita per l’arte

Ottorino Garosio La mia vita per l’arte

Ottorino Garosio-La mia vita per l’arte

La mia vita è tutta una dedizione all’arte, tanto che per essa non ho mai avuto il tempo neanche di sposarmi. So che mio padre è venuto su qui a Vestone a lavorare in Chiesa, ha conosciuto mia mamma e l’ha poi sposata. Mia mamma era di Vestone, mio padre invece era di Rovato: ho fatto delle indagini all’anagrafe ed ho scoperto che abitava nella casa Bonvicini (Moretto). Ora di Garosio a Rovato non ce ne sono più, forse perchè era figlio unico e li non abbiamo più parenti. Noi siamo in cinque figli, maschio io e quattro sorelle tutti dai 60 ai 70 anni e ci siamo ancora tutti.

Mio padre si è sposato nel 1900 ed è morto nel 1913, a 40 anni, Era senza una gamba perchè andava a Forte di Valledrana a lavorare, ha preso una storta e il medico non l’ha saputo curare, così gliel’hanno amputata. Lui allora ne fece fare una di gomma in modo che potesse ancora lavorare. Faceva santelle immagini sacre ai crocicchi, a Presegno anche la chiesa parrocchiale, è stato su anche a Bovegno col pittore Benedini a pitturare la chiesa. Ho anche una fotografia, io avevo due anni, in braccio alla mamma. Di mio padre io ricordo poco, ma era di natura splendida, faceva anche dei quadri di cavalletto, lo penso di aver ereditato da lui, perchè mia mamma era una brava donna, molto di chiesa, ma io impersono mio padre. Suonava la chitarra e anch’io la suono, Lo stimolo di pittore però l’ho avuto a Riva di Trento da Giancarlo Maroni, l’architetto del Vittoriale, sono andato su a Riva nel 1919, avevo 15 anni e sono stato su sei anni, è stata la mia fortuna perchè li ho iniziato a lavorare nelle ville, nelle chiese, come decoratore con il mio principale. Il mio principale partecipava già a mostre a Firenze e a Roma ed allora era molto difficile. Io dipingevo molto bene, ho assimilato e quando sono venuto via ho fatto un po’ a modo mio, non ho subito neanche l’influenza del Togni, che è stato qui dal 1908 circa fino a quando è partito militare nel 1915, poi è ritornato ed è andato su a Belprato dove ha sposato sua moglie (Santina) e ha avuto la Wanda, la Olga, il Bruno. Ha vissuto sempre qui ed è morto nel 1962. Io ho conosciuto molto bene il Togni, andavamo su a Livemmo a dipingere in mezzo alla neve. Il Togni è del 1883 ed io sono del 1904. Dormivamo nei fienili insieme per l’ideale dell’arte, lui faceva delle cose enormi e quando aveva finito un quadro partiva ed andava a Brescia per scorciatoie perchè era un tipo schivo e non voleva andare in corriera. Mi ricordo una volta che aveva messo un quadro grande sopra la corriera e li a Gavardo si è staccato ed è volato via. Arrivato a Brescia non c’era più, l’ho visto piangere. Il Togni prima di sposarsi non aveva casa, viveva nei fienili. lo ho fatto la prima vera mostra personale nel ’34 alla galleria Dante Bravo, una mostra. bellissima, ho rivisto quei quadri a Verona nel 1973 ed erano stupendi.

Nel ’28 avevo fatto però già una mostra alla Galleria Campana, anche questa non era male, aveva scritto anche Feroldi, il papà di Franco, attuale presidente della Camera di Commercio, e c’era anche Ottorino Passerella che scriveva, allora erano loro che scrivevano a Brescia, come adesso c’è la Cassa o il Valzelli.

Dal ’30 al ’40 portavo i quadri a Brescia da Gaeti, da Dondelli e al Cantinone. I miei quadri andavano in pasto a quella gente li che mi dava pochi soldi. Anche Maghini. Erano pochi però che acquistavano quadri allora. I miei successi sono dal ’55 in avanti. Tutti gli anni facevo una mostra all’A.A.B. con molto successo. Nel 1956 ho fatto la prima mostra a Milano alla Galleria Bergamini, e ne hanno parlato dodici giornali; nel 1962 alla Guzzoni, sempre a Milano. Il resto è cronaca.

Questa è la breve storia della mia vita di pittore, direi che non è tutto, ma può bastare per conoscere Garosio.

O.Garosio

Luglio 1974

Ottorino Garosio-La mia vita per l’arte Tratto dal Volume di Fausto Sardini

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